È probabile che la Gioconda sia passata per Vasto. Potrebbe averci anche soggiornato, magari affascinata dal golfo, che chissà com’era visto dalle terrazze del Palazzo d’Avalos agli inizi del ‘500. Negli istanti, lontani secoli, in cui la dama disegnava strade camminando per la città, il segreto sulla vera identità della Monna Lisa e la storia vastese si intrecciavano. Quella dama era Costanza d’Avalos, candidata a diventare la donna dal sorriso enigmatico più famoso al mondo.
Sorella di Innico II d’Avalos, capostipite della dinastia spagnola che governò Vasto per oltre tre secoli, Costanza fu celebrata da molti poeti dell’epoca per la sua straordinaria bellezza. Pare infatti che neanche Leonardo da Vinci sia rimasto immune al suo fascino.
A svelarcelo è il poeta Enea Irpino, che nel suo Canzoniere racconta di un ritratto che Da Vinci fece alla duchessa a Ischia, intorno al 1505. Qui Costanza viene raffigurata con un velo nero, simile a quello che indossa sul capo la Gioconda. Nell’italiano antico, inoltre, ‘gioconda’ significava anche ’splendente, che vivifica e consola’. Aggettivo che ben si accosterebbe alla vita di Costanza, donna di grande cultura, che attirò intorno alla sua raffinata corte un ricco circolo di letterati. Fu lo storico dell’arte Adolfo Venturi, insieme al parere di un illustre Benedetto Croce, ad avallare questa teoria, sulla base anche di altri scritti dell’epoca. Sarà davvero così?