Atessa e l'era dei Draghi
Cosa ci fa un’enorme costola fossile di un mammifero preistorico all’interno di una chiesa? E perché è conservata con tale cura, nella cosiddetta “Stanza del Tesoro di San Leucio”?
Per scoprirlo, vi invitiamo a visitare la sontuosa Cattedrale di San Leucio, ad Atessa, circa 30 km da Vasto. Intanto però, per i più curiosi, vi raccontiamo la storia…
Spinti da queste domande abbiamo scoperto che Atessa custodisce una millenaria leggenda, su cui si fonda la storia della città e grazie alla quale oggi gli abitanti possono vivere in pace. È la storia di un terribile drago che viveva nella palude di Rio Falco, un vallone che separava i due colli su cui sorgevano gli antichissimi centri Ate e Tixa. Un enorme dragone affamato che costringeva gli abitanti dei due borghi, desiderosi di unirsi, a vivere separati e a non poter varcare le soglie della palude infestata. Il timore era tale per cui nemmeno più i lupi circolavano da quelle parti, e tutti gli altri animali erano scomparsi. Non potendosi più sfamare con la selvaggina il drago cominciò a pretendere sacrifici umani, uno al giorno, per placare il suo tremendo e feroce appetito. Se gli abitanti non lo avessero fatto, avrebbe distrutto i loro borghi e devastato tutta la popolazione.
Questa terribile situazione andò avanti fino a quando Leucio, vescovo di Brindisi di passaggio da quelle parti, riuscì a entrare nella grotta del drago, a sfamarlo di carne per giorni e poi a ucciderlo. Si narra che l’epica battaglia fu vinta grazie alla forza della sua fede, o addirittura grazie alla spada presa in prestito da San Michele. Leucio infatti, le cui origini erano di Alessandria d’Egitto, era avvezzo a sconfiggere demoni sotto diverse forme. Dopo aver ucciso il drago donò agli abitanti il suo sangue nero dal grande potere curativo, e in ricordo perenne della sconfitta ne conservò soltanto una costola, che divenne il simbolo della città. San Leucio volle infine che una cattedrale sorgesse in suo nome, proprio sopra quella che era stata per lungo tempo la grotta del drago. Da quel momento, finalmente, i due borghi separati di Ate e Tixa poterono unirsi, e nacque Atessa.
Oggi Atessa si erge su due colline, nella bassa valle del fiume Sangro, da cui si possono ammirare il mare Adriatico e la Majella. San Leucio è il patrono della città, e ci sono evidenze storiche tangibili che testimoniano come in passato esistevano due realtà ben distinte, che si unificarono solo nel XIII secolo. Ma mai nessuno ebbe il coraggio di far analizzare la costola. Alcuni ritengono che si tratti di un fossile appartenuto agli elefanti di Pirro, altri alla battaglia di Annibale contro Scipione l’Africano, altri ancora a un enorme cetaceo risalente a un epoca primordiale, in cui tutta la zona era sommersa dal mare.
E voi, cosa ne pensate?