“Dunque non sappiamo da dove provengono i Bronzi, né con assoluta certezza da quali acque siano riaffiorati. Forse figli del Mare Nostrum, naufragati e dispersi da un’altra epoca, almeno loro siamo riusciti a salvarli”.
Non è una leggenda, e nemmeno uno scherzo. È un’ipotesi avvalorata da studi e ricerche che in passato fecero scalpore, ma senza prove definitive: anche i Bronzi di Riace, passeggiando nella storia, potrebbero essere passati per Vasto. Anzi, i due eroi giganti potrebbero aver soggiornato nelle acque di Vasto per un periodo più o meno lungo millenni. Ci teniamo a sottolineare che questa storia non è frutto della nostra inventiva.
C’è chi ipotizza che siano stati realizzati in Grecia, chi nella Magna Grecia, chi nell’agorà di Atene, chi nel Peloponneso, chi addirittura a Roma, chi in Kaulonía, chi a Taranto. Una cosa però sembra certa: che il loro ritrovamento sia avvenuto nei pressi di Riace, e da lì il nome, Bronzi di Riace. Ma siamo proprio sicuri che i due guerrieri siano emersi dalle acque del mar Ionio?
Vasto, estate 1972. Due grosse tonnare calabresi vengono avvistate nelle acque di Punta Penna. Alcuni testimoni oculari dichiarano di averle viste fare scalo nel Porto di Vasto. Dotate di enormi reti, le due imbarcazioni scompaiono nel nulla a distanza di pochi giorni, dopo aver pescato (pare) una grossa quantità di tonni. Il 1972 è rimasto nella storia per essere stato un’annata ricchissima di questa specie di pesci.
Riace, 16 agosto 1972. Un sub romano, durante un’immersione a 300 metri dalla costa calabrese, rimane terrorizzato da un braccio che affiora dai fondali, a circa 10 metri di profondità. Si immerge ancora pensando di aver avvistato un cadavere e scopre due enormi statue di bronzo perfettamente conservate, in cui risultano visibili i dettagli. Due giganti nudi con barba e riccioli ben in vista, adagiati l’uno accanto all’altro.
Attribuendo a ogni ipotesi uno spunto di verità, come il Guerriero di Capestrano, anche i Bronzi potrebbero aver fatto una capatina più o meno lunga secoli in Abruzzo, gustandosi la freschezza delle acque di Punta Penna a lambire le loro forti membra. Si narra che una settimana prima del ritrovamento nei pressi di Riace, i due pescherecci calabresi gravitanti intorno alla costa vastese sarebbero incappati in due enormi statue rimaste impigliate nelle loro grosse reti. Pare che a quel punto i pescherecci decisero di gettare in mare tutto il pescato e di sbarcare un componente dell’equipaggio, pare un ipotetico parente del sub romano futuro fautore del ritrovamento, per trascinare frettolosamente i Guerrieri fino a Riace. Nei pressi della cittadina, forse perché la notizia era già trapelata, o per altri ignoti motivi, le imbarcazioni avrebbero adagiato le statue sul fondale vicino alla costa, in un luogo facilmente rintracciabile. I Bronzi così sarebbero rimasti lì, immobili, pronti a terrorizzare il sub Stefano Mariottini in cerca di pesce azzurro.
Negli anni ’80 giornali molto più illustri di noi, come La domenica del Corriere, il Tempo, l’Unità e Il Nuovo trattarono la vicenda. “Bronzi senza patria” – titolava il Corriere -, “Il segreto dei Bronzi è qui, sotto il nostro mare”, “C’è un giallo dietro i Bronzi di Riace”. Figure vastesi di spicco del tempo vennero coinvolte, si ascoltarono i pareri di scienziati e studiosi del Cnr che analizzarono la terra interna ai Bronzi escludendo il ritrovamento o un possibile antico naufragio nelle acque tra Grecia e Calabria. Ci fu addirittura un’interrogazione parlamentare per rivendicarne “l’abruzzesità”. “Sono tutte stupidaggini, nulla di vero”, tuonava minacciosa la Calabria in riposta.
Dunque non sappiamo da dove provengono i Bronzi, né con assoluta certezza da quali acque siano riaffiorati. Forse figli del Mare Nostrum, naufragati e dispersi da un’altra epoca, almeno loro siamo riusciti a salvarli. Che sia stato per mano di abruzzesi o calabresi, trafficanti di arte, sub o ignari pescatori, i due eroi giganti (almeno loro) oggi sono vivi e per sempre lo saranno nella storia. E siamo certi che avranno pensato che si possono attraversare mari e oceani, coste e litorali, ma la spiaggia più bella è e resta solo e soltanto una: quella di Punta Penna, a Vasto.