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Le lettere di Giovanni Pascoli, a Vasto

da Giovanna Colantonio

C’è un posto a Vasto che ne racchiude tutta la sua storia. Abbiamo fatto un piccolo sondaggio: nessuno lo sa. D’altronde, che ce frega di tutte quelle scartoffie. Che ci importa che lì ci sono conservati documenti che spaziano dalle origini della città a oggi, passando per il Tardo-medioevo, il Rinascimento, l’Umanesimo, il Risorgimento e le due Guerre mondiali. Attenzione però. Vasto in tempi neanche troppo lontani era una città importante. Fatta importante da persone di cultura, nate qui, che ci credevano. E a dimostrazione di ciò vi sveliamo un segreto: tra le tante “carte vecchie” che popolano l’Archivio Storico di Casa Rossetti, ne abbiamo trovate alcune da far drizzare i peli delle braccia: sono tre lettere scritte dalla gloriosa mano di uno dei poeti italiani più famosi di tutti i tempi, Giovanni Pascoli. Sì, proprio lui, quello vero. 

Come tutti gli uomini, anche i grandi poeti avevano una vita normale. Mangiavano, dormivano, bevevano, ma soprattutto scrivevano. Scrivevano di lavoro, scrivevano agli amici. Sembra incredibile, no? Ma come è possibile? Leggendo le sue lettere abbiamo cercato di leggere nella sua anima, abbiamo toccato con mano quei fogli che ci hanno raccontato di viaggi e di vite lontane. Ci siamo emozionati a seguire il filo della sua scrittura, non me ce vogliano tutti i filologi del mondo per la semplicistica sintesi. Abbiamo scoperto che  Giovanni Pascoli era un tipo simpatico, esortativo si direbbe. Parlava sempre con una certa enfasi utilizzando spesso i punti esclamativi. Il suo italiano, nonostante sia vissuto oltre un secolo fa, è molto comprensibile. Come la sua calligrafia: chiara, veloce, bella. Il destinatario delle sue epistole era Romualdo Pàntini (1877- 1945 ), giovane poeta vastese, collega presso uno dei fogli più importanti del tempo: il Marzocco. I due letterati conversavano di lavoro, di progetti, di futuro.

“Lavorate sempre di lena.[…]

Coraggio! Avanti! Date all’Italia questa cosa desideratissima. […]

Vostro

Giovanni Pascoli”.

Pascoli incitava Pantini a scrivere niente di meno che la traduzione integrale delle tragedie Shakespeariane da far confluire nel suo sogno: una gigantesca Biblioteca Universale, mai realizzata.

Per tutti i San Tommaso, è aperto al pubblico tutti i giorni e le sue scartoffie sono accessibili a tutti i cittadini. Il prossimo pomeriggio di pioggia, ecco, non passatelo su facebook.

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