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I mille volti del Castello Caldoresco

da Giovanna Colantonio

Prima inespugnabile fortezza, poi Tribunale, poi ancora carcere, oggi residenza privata. Una vecchia gloria, imponente baluardo difensivo da far invidia a tutto il sud Italia, nato per esigenze militari in una terra di potenti baroni. Munito di cinquanta bocche sputafuoco, un fossato con ponte levatoio tipico dei castelli medievali, quattro cortine murarie che ne riducevano al minimo la vulnerabilità, una struttura a pianta quadrata, acuminati bastioni a mandorla e due torri lanceolate, il Castello si innalzava a tal punto da poter scorgere i paesi lontani. Cuore pulsante di feroci battaglie, dentro e fuori le sue mura si dispiegò la sorte di tutti gli accadimenti bellici della città. Fu costruito nel 1427 da Giacomo Caldora, Signore del Vasto, su progetto dell’architetto Mariano di Jacopo detto il Taccola, conosciuto anche come l’Archimede senese per le sue geniali opere di ingegneria edile, soprattutto militare. Con cannoniere e feritoie ancora visibili, il castello Caldoresco ha perso nel corso dei secoli la sua funzione originaria. Semidistrutto dal popolo nel 1464, quando finì la signoria dei Caldora, fu ricostruito dai D’Avalos che mantennero parzialmente le vestigia di quello antico. Oggi, Signore della Piazza, si integra perfettamente nell’architettura urbana, tanto da passare quasi inosservato allo sguardo di un turista disattento.

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