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Roccascalegna, il castello insanguinato

da Redazione

L’ambientazione è talmente fiabesca che sicuramente avrete la sensazione di averla già vista al cinema, e non vi sbagliate. Avete presente la prima scena del film “Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone? C’è un castello ancorato alla cima di una montagna che si staglia nel cielo: è il castello di Roccascalegna. Una roccia nuda e forte sostiene le fondamenta di questa antichissima fortezza, esistente dal XII secolo, ristrutturata, distrutta e ricostruita più di una volta, intrisa di leggende e di misteri. Un tuffo nel medioevo dalle tinte forti, ai tempi di battaglie oscure e leggi feroci. Dai longobardi ai normanni fino agli aragonesi e agli angioini, la leggenda narra che il barone Corvo De Corvis vi reintrodusse l’obbligo della ius primae noctis, che costringeva le novelle spose a passare la prima notte di nozze con lui. Un giovane marito geloso però si travestì da donna e lo accoltellò nel talamo. Il barone moribondo si aggrappò a una roccia macchiandola di sangue, e ancora oggi la mano insanguinata continua a ricomparire indelebile, sfidando il tempo e i restauri. Al suo interno, oggi, decisamente inquietante e suggestiva è la stanza delle torture. Il castello è aperto e visitabile tutto l’anno. Da vedere anche il borgo sottostante sul fiume Sangro, Roccascalegna, a due passi da Lanciano, un piccolo presepe di circa 2000 abitanti.

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