L’orso è il simbolo dell’Abruzzo, e l’Abruzzo è la regione degli orsi, delle incursioni degli orsi in città, dei paesini di montagna dove non è difficile svegliarsi in piena notte con un orso in casa. Un feeling particolare unisce gli abitanti della regione, abituati alla convivenza, con questi grossi mammiferi selvatici e i loro millenari habitat. Impossibile per chi visita l’Abruzzo non recarsi a conoscere i suoi primordiali abitanti, signori dei boschi. Vediamo come e dove vivere questa indimenticabile esperienza.
Quando siamo in un bosco montano guardiamoci intorno: la presenza di grossi massi rovesciati indica che un orso è passato di lì e ha mangiato insetti e formiche che si riparavano sotto le pietre. Siamo a Palena, alle pendici della Majella orientale, chiamata da Gabriele D’Annunzio la Terrazza d’Abruzzo. Ad accompagnarci c’è la guida Luigia. Gentile, preparatissima e appassionata, il suo feeling con questi mammiferi è talmente profondo da farci ipotizzare che possa essere stata un’orsa in una vita passata. “Da quando conosco meglio il territorio sento di appartenere alla terra”. Questa frase la rappresenta, e dovrebbe rappresentare tutti noi. Sopra la città c’è un’area faunistica di circa un ettaro per orsi che non possono più vivere in totale libertà, creata all’interno del loro habitat naturale. Le sue abitanti sono tre orse brune: Iris, Margherita e Caterina, 110 kg di pelo ciascuna e una grossa testa, tipica della loro specie. È possibile percorrere tutta la zona che circoscrive l’area faunistica e vederle incuranti mangiare, giocare, passeggiare o arrampicarsi sugli alberi. A guardarle così da vicino è impossibile non provare un innato senso di simpatia per questi grossi e docili pupazzoni pelosi. Si muovono lentamente e morbidi, odorano molto, non hanno interesse per noi che li osserviamo incuriositi. “Sono confidenti – ci spiega Luigia – cioè abituati alla vista dell’uomo”. Iris e Margherita sono due giovani sorelle nate in un parco faunistico in Svizzera, non più in grado di vivere allo stato brado. Giocano molto e durante il letargo dormono insieme nella loro casetta. Iris ha lo sguardo più acuto, più profondo, Margherita è più curiosa e simpatica, la più confidente. Caterina invece ha una storia molto triste: prelevata da un parco divertimenti di Mondragone, è stata a lungo chiusa in una struttura di cemento grande a malapena dieci metri. Nonostante oggi sia libera, è come se fosse ancora in gabbia: cammina nervosamente avanti e indietro, fa quattro passi e gira, altri quattro e cambia direzione, a testa bassa, tutto il giorno così. Abituata all’uomo ma non agli orsi, vive separata, e se le sue compagne di bosco si avvicinano ruglia e le scaccia.
“Sei proprio come un orso!” oggi sappiamo meglio che significa. A Palena potete scoprirlo anche voi.
Per una visita nell’area faunistica e/o al Mom, il Museo dell’Orso Bruno, contattare Luigia al numero: 339.8629165